ARTICOLO DELLA SERIE
LE REGOLE PER L’ALLENAMENTO EFFICACE
Lo sportivo del nuovo millennio è molto differente da quello del secolo scorso. Tra i fattori che fanno parte degli elementi di cambiamento c’è senza dubbio quello di poter disporre dell’aiuto della tecnologia per registrare, monitorare e controllare a valle le proprie prestazioni.
Nel corso degli ultimi anni sono centinaia le applicazioni e i software che si occupano di questo.
Dalla metà degli anni ottanta con la diffusione dei primi cardiofrequenzimetri il progresso tecnologico è stato evidente.
Mentre prima era monitorabile solo la frequenza cardiaca, oggi la possibilità di registrazione si è ampliata a un numero cospicuo di dati. Se da una parte questo è fonte d’innumerevoli informazioni circa il proprio allenamento o la propria gara, dall’altra proprio l’alto numero di dati rischia di creare confusione, di far perdere di vista l’essenziale dal superfluo, ciò che davvero ha significato nella rilevazione e nell’analisi da ciò che è complementare e non decisivo.
Un altro snodo importante è la differenza tra raccogliere dati e analizzarli.
La sola raccolta è inutile se non seguita da una corretta analisi.
Uno dei processi più importanti è dunque definire cosa è utile analizzare in funzione del proprio miglioramento senza perdersi nel grande mare dei dati secondari o statisticamente non significativi.
Detto questo, è importante sottolineare come non bisogna buttare via tutto del passato.
Infatti, è importante conservare quella che era definita la sensibilità dello sportivo che non dipende per nulla da strumenti tecnologici.
Come si potrebbe definire la sensibilità di uno sportivo?
Un buon esempio potrebbe essere il corridore che, senza controllare il proprio orologio, diviene capace di sapere a che velocità di corsa sta andando e qual è il numero dei battiti del suo cuore a quella determinata velocità.
Arrivare a riconoscere, in definitiva, le sensazioni che derivano dal proprio organismo in movimento al fine di adottare le più funzionali misure nel corso dell’allenamento o della gara.
Il percorso di conoscenza deve portare a un punto di consapevolezza da parte dello sportivo tale per cui le sue sensazioni riescono a parlare e confrontarsi con i dati che emergono dal suo misuratore da polso.
Un modo per accelerare questo processo di crescita della propria sensibilità è l’utilizzo delle scale di percezione dello sforzo.
La scala va dal valore 0 che corrisponde al riposo al valore 10 che rappresenta il massimo sforzo soggettivo sostenibile da quel determinato atleta.
I singoli punteggi sono a loro volta suddivisi in tre zone di intensità: la zona 1 verde è quella più sostenibile, la zona 2 gialla è quella degli sforzi intermedi e la zona 3 rossa rappresenta gli sforzi più impegnativi.
Compito dello sportivo è assegnare, dopo 30’ dal termine di ogni allenamento, un voto di percezione di fatica.
Farsi guidare solo dalla tecnologia zittendo le proprie sensazioni o viceversa, seguire solo le proprie sensazioni ignorando i segnali che derivano dalla registrazione dei dati, rappresenta un errore da non commettere.
L’ideale, dunque, è interfacciare tecnologia con sensibilità. Si torna al concetto d’individuo come sistema dove la performance della persona dipende dall’integrazione tra allenamento mentale, metabolico e muscolare.